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martedì 26 aprile 2011

I'll see you soon.


Ne è passato di tempo, ma attendevo solo il giusto profumo.


26/04/2011

Credo che in fondo ogni storia sia come un gratta&vinci ancora da giocare. Puoi resistere un po' di tempo senza grattare per conservare un po' di paura, ma sai che alla fine scoprire il risultato è una cosa che non puoi evitare di fare. A volte vinci, a volte perdi. A volte la vincita ti cambia la vita, ma ci sono anche delle volte che ti ripaga solo il prezzo del biglietto, quasi a dirti “provaci ancora”. Oppure perdi, e va a finire che non accetti la sconfitta giocando, giocando e giocando ancora, per cercare di sanare il debito, o forse solo la coscienza.

La mia famiglia è stata qui, intendo quella che mi ha tirato su proprio come sono ora, quella che mi ha ritagliato. È passata e ne ha lasciato il profumo, il fascino, l'amore. Sembrava di non averle mai lasciate quelle facce così note. Ho riscoperto attimi e parole che solo loro riescono a regalarmi, non è cambiato nulla. Li ho aspettati con il cuore in gola e il naso schiacciato sulla vetrata dell'aeroporto, e poi sempre dallo stesso posto li ho visti andare via con le lacrime agli occhi che questa volta non hanno avuto la forza di trattenersi. Tempo passato troppo in fretta, ma questa non è una novità. Ma nonostante i saluti resto con un sorriso ancora più grande di quello che avevo prima, un sorriso che sa di consapevolezza per la riprova di un amore sconfinato e di soddisfazione per averli avuti ancora qui con me.

Una cosa che questa esperienza mi sta insegnando è non nascontermi dietro all'amore (e anche a non nasconderlo, l'amore). Amore per la vita e per le persone. Non che questa sia una cosa che prima facevo a gran quantità, ma ho imparato a scegliere davvero dove e a chi vale la pena dare un pezzettino del mio cuore, sicuro o quasi che oggi o domani quella parte data mi tornerà indietro. Si, forse sbaglio oppure sono solo un egoista, ma se do voglio sempre ricevere indietro qualcosa, è più forte di me. E allora ho smesso di seminare dove non potrà mai crescere niente, meno sprechi e più soddisfazione. Eccessivi sforzi per un qualcosa che non riuscirò mai ad ottenere, per cercare di ricevere corrispondenza dove non ce n'è, e anche per trattenere amici che dall'oggi al domani spariscono e si dimenticano di quello che era, e pensare che nell'amicizia avevo pure iniziato a crederci per davvero. Vale ancora la pena per buttarmi in tutto questo solo per una delusione in più? No, grazie ho smesso.

Ho capito poi che non bisogna mai tenersi dentro una bella parola, un (se vogliamo farla alla english) I love you, perchè ogni volta che oggi preferiamo il silenzio alla voce del cuore, nel domani sentiremo l'eco di un “ma che stupido, perchè non l'ho detto?”. Ditelo, amate e amate. Non ci si stanca mai né di dirlo né di sentirselo dire. Non cercate l'eccesso, ma fate con quello che avete, scegliete il meglio tra tutto quello che potete fare. E non date neanche l'amore per certo, perchè è come un fiore che diventa bello solo se lo coltivi bene. E una volta sbocciato necessita ugualmente di tutte le cure per restare così com'è.

Non voglio andare a prendere la luna per poi regalartela, perchè in tutto il tempo che impiegherei nel farlo non avrei la possibilità di compiere altri mille gesti più semplici e significativi per farti capire quanto giorno dopo giorno stai prendendo una posizione sempre più nel mezzo dei miei pensieri. Accontentati invece (e so che già lo stai facendo) di tutto quello che posso darti. E per davvero questa volta, finalmente, I'll see you soon.

Matteo.

giovedì 7 aprile 2011

Gocce.

[trascrizioni da carta&penna]

L'assenza diminuisce le passioni mediocri e aumenta quelle grandi, come il vento spegne le candele e alimenta l'incendio."
                                                                                             François de La Rochefoucauld


Trenta metri sopra il mondo. Ecco come definire il luogo trovato “per caso” in cui mi trovo adesso, uno strano altipiano che, alla sua estremità, dà a picco sull'Oceano. Sotto di me onde stanche vanno e vengono, sbattono sulla parete rocciosa che le sopporta con il suo rigore, paziente come un'anziana signora che di ascoltare le solite storie di un bambino non si stanca mai, o se lo fa lo sa nascondere bene. Sciaff!  Chissà quanto tollerante dev'essere per sopportare migliaia di volte ogni giorno questi rumorosi schiaffi. Lei rimane lì, intatta, senza fare una piega, però invecchia giorno dopo giorno e i solchi che l'attraversano senza una direzione precisa sono come rughe sul viso di una donna che non smette mai nonostante gli anni di perdere il suo fascino.

Io sono qui seduto sulla cima, in silenzio ad ascoltare la natura, posato su fili d'erba ormai rassegnati alla forma curva che ha donato loro la forza di un vento costante, che soffia e, ora, graffia la mia pelle. Qui è il rifugio dove i miei sogni e le mie speranze amano guardarsi nell'orizzonte, ed in quell'enorme specchio d'acqua rispecchiarsi ed ammirare il loro riflesso, come fa il sole ora con i suoi ultimi stanchi raggi della giornata.
Quant'è grande questo mare, quante gocce d'acqua nuotano al suo interno. Chissà dove andranno a finire, chissà quanti luoghi incontaminati hanno potuto ammirare, chissà da quali correnti si sono lasciate trasportare, chissà se il vento le abbia mai sollevate.
Noi siamo come una di loro, goccia che a volte si aggrega alle altre per farsi portare in luoghi ancora a lei sconosciuti, ma che a volte azzarda la strada solitaria per cambiare obbiettivo, e provare a rincorrere i suoi bizzarri sogni di libertà. Sa che da sola è praticamente il nulla, nel mezzo di questa immensità. Ma da sola, perlomeno, prova a costruirsi la sua storia, prova a scriversi da sola un destino senza che siano i fatti e le correnti a deciderlo per lei.


Per giungere sin qui ho camminato sulla sabbia bagnata; dall'alto posso ancora scorgere le mie orme su di essa, e so che prima o poi saranno le onde oppure il vento che sposta il mondo, a portarle via. Nello stesso modo in cui il tempo cancella gran parte dei “passi” che nei giorni passati ci hanno portato sino a dove siamo oggi.
Penso ad ogni strada che ho percorso, penso ad ogni secondo in cui ho esitato, penso ad ogni errore che ho commesso, penso ad ogni volta che ad un bivio ho dovuto fare una scelta, penso a tutte le volte in cui “ho allungato la strada”. Penso, ma so che ogni passo mi ha portato qui. Ogni passo mi ha guidato verso di te.

Ho un sogno, quello di portare qui mio nonno e di svelare a lui il mio luogo segreto. A lui, l'unico vero capitano di una nave nella quale non mi stancherò mai di navigare. Vorrei ammirare i suoi occhi illuminarsi davanti a questa meraviglia, occhi che in una vita di fatiche e sacrifici hanno visto tanto quanto io non possa nemmeno lontanamente immaginare. Voglio fargli respirare questa libertà.

Cosa siamo davanti a questo incanto? Forse niente, ma nel nostro piccolo, come gocce d'acqua, possiamo provare a diventare qualcosa.
Matteo.

lunedì 4 aprile 2011

Come può uno scoglio arginare il mare?


Un sorriso gratuito, una canzone azzeccata, un attimo per me, ecco come sto imparando a rendermi migliori le cose, soprattutto quando cominci la settimana con solamente un paio di ore di sonno sulle spalle. Fare qualcosa per make it better, così.
Notte insonne quella che mi ha acompagnato alle porte della prima completa settimana d'aprile. Forse un paio d'ore di sonno, ma arrivo comunque da un weekend in cui nel dormire non mi sono certamente tirato indietro, più di 12 ore a notte. Sarà per questo, o per quello che ho detto sopra, che comunque sia non sto sentendo la stanchezza.

Voi donne siete fatte così, di tarda serata pugili feroci che ti mettono alle corde solo con lo sguardo, mentre di giorno siete (la maggior parte di voi perlomeno) l'avversario più prevedibile che si possa incontrare sul ring. Provocazione né? Ma diciamo di si.

'sto lunedì è di quelli che non sanno di niente eppure dicono tanto. Il vento va e viene, folate che portano odore di mare. Il sole c'è, eppure ogni tanto ama nascondersi dietro qualche nuvoletta messa lì solo come coreografia teatrale, superflua però.
Ascoltare Battisti è medicina, che voce. Non uno di quelli che senti per ore e ore di fila, ma è un artista che non deve mai mancare nel mio ipod. Colma i silenzi. Silenzi che a volte però vanno lasciati così come sono. A proposito, sapete quanto è grande la differenza il non parlare e lo stare in silenzio? Il non parlare è paura, il silenzio è melodia da ascoltare. Puoi costruire o disfare tutto restando in silenzio, e spezzarlo è pura profanazione. Silenzio che a volte ti spacca i timpani da quanto è forte, magia ed amblema di tutto.
Credo che abbia imparato così ad uscirmene da ogni tipo di situazione scomoda, a cavare il buono anche quando non ce n'è, a vedere la luce alla fine. Sicuro, sicuro che l'ho imparato davvero e di ciò ne vado fiero.
Nasce poi il sorriso, perchè non solo sei più bella quando lo fai, rendi anche più bello il mondo. Lo colori, senza bisogno di tinte particolari ne tiri fuori il meglio.

Aprile, tra una decina di giorni rivedrò la mia famiglia. La rivedrò, dopo otto mesi belli/brutti, brillanti/bui, interminabili/troppo veloci. Li rivedrò e non sto nella pelle per farlo, mi ripeto. In 18 anni il loro amore era diventato talmente uniforme che quasi lo davo per scontato. Essergli lontano ha insegnato a me, e forse anche a loro, ad apprezzarlo di più. Più di quanto già enormemente lo facessi, ma ora tutto è più.

Pensieri, parole, complicità e semplicità. Come può uno scoglio arginare il mare?

Matteo.